URL

La scelta di un URL per l’ottimizzazione

Benché sarebbe più indicato parlare di URI piuttosto che di URL, in questo articolo utilizzeremo il termine URL e lasceremo la sfumatura tra i due ai puristi.

Sull’ottimizzazione degli URL è possibile leggere tutto e il contrario di tutto. Di fatto, non soltanto le regole sono cambiate negli anni ma, inoltre, non tutti gli esperti SEO sono d’accordo sulle strategie da adottare per ottimizzare questo criterio.

I consigli che seguono altro non sono, dunque, che la nostra opinione sulla questione.

Posizionando una parola chiave non ancora presente nell’indice di Google in un URL, ci si rende conto che è possibile posizionare una pagina per una ricerca basata su quel termine. Questa è la ragione che ci porta a credere che il criterio dell’URL sia ancora preso in considerazione dagli algoritmi di Google e di altri motori di ricerca.

Al di là del posizionamento di una o più parole chiave in un URL, bisognerà tenere in considerazione altri parametri che approfondiremo insieme.

Gli URL esotici

Possiamo definire ‘esotico’ un URL nel momento in cui esso diventa incomprensibile per un utente qualsiasi. Ovvero, gli URL abbastanza lunghi, che contengono parametri e caratteri speciali. Diversi anni fa Google riscontrava delle difficoltà nell’indicizzare gli URL con più di 3 parametri e/o che contenevano degli ID. Addirittura affermava di non indicizzare affatto gli URL che contenevano un parametro denominato ID.

Oggi, la situazione è cambiata. Google e gli altri principali motori di ricerca sono in grado di indicizzare senza problemi la maggior parte degli URL definiti esotici.

Gli URL contenenti parole chiave

Includere delle parole chiave negli URL è un’eccellente idea. Potrebbe trattarsi, per esempio, di uno dei criteri tenuto in conto dall’utenti per cliccare su una pagina apparsa in SERP.

Ancora qualche anno fa, posizionare delle parole chiave apportava dei vantaggi non trascurabili al posizionamento di un sito. Oggi è forse il caso di placare un po’ gli entusiasmi. L’impressione generale è quella che, a furia di ottimizzare questo criterio, gli esperti SEO abbiamo segato il ramo su cui stavano appollaiati. Forse un po’ meno rispetto al tag keywords, ma in maniera totalmente comparabile, un URL è facilmente “spammabile”.

Dal momento in cui un criterio non è più affidabile, chiaramente Google e i suoi amici decidono di attribuirgli un peso inferiore.

L’URL rewriting è una tecnica necessaria?

Sempre nella stessa tendenza di includere parole chiave ad oltranza, la tecnica dell’URL rewriting si è imposta nel pensiero di un gran numero di webmaster come criterio obbligatorio di ottimizzazione. Non avete mai sentito dire:

“L’ottimizzazione di questo sito è fatta male, gli URL non sono neanche riscritti?”

Come già evocato:

  • Le parole chiave presenti negli URL influenzano senza dubbio in minima parte il posizionamento di un sito
  • I crawler sono in grado leggere e indicizzare senza difficoltà gli URL esotici

Avrete capito che non difendiamo a tutti i costi la tecnica dell’URL rewriting. Tendiamo a considerare un URL riscritto come più grazioso ma nient’affatto come un’arma di posizionamento assoluta e indispensabile.

Tuttavia, pubblicare oggi un sito web senza URL REWRITING risulterebbe poco serio.

È necessario includere degli ID negli URL?

In questo caso un ID, un identificativo, è inteso come una stringa numerica che corrisponde spesso a una chiave primaria presente in banca dati. Essa permette agli sviluppatori di interrogare facilmente e senza perdere in prestazioni una banca dati.

Semanticamente parlando, includere un ID numerico in un URL non ha alcun senso nonché nessun interesse per gli utenti.

Idealmente, non bisognerebbe includere degli ID negli URL. (Sviluppatori che leggete, vi prego, non iniziate a mandarci e-mail infuocate).

Ciononostante, è possibile affermare che non ha alcun impatto negativo sulla SEO.

Il nome delle cartelle negli URL

Attribuire correttamente un nome alle cartelle mi sembra un’eccellente idea nel rispetto, tuttavia, del limite massimo di due parole chiave. Parliamo di creazione di cartelle virtuali ovvero che non esistono fisicamente anche sul server. A tal proposto, vi invito a leggere l’articolo dedicato all’architettura di un sito (ndt. versione francese).

L’obiettivo è quello di far capire meglio l’organizzazione del vostro contenuto e soprattutto di attribuire una tematica a un gruppo di articoli. Per questo, la radice di una cartella potrebbe diventare un URL di riferimento agli occhi dei motori di ricerca.

I separatori di parole negli URL

Ecco ancora una domanda ricorrente su un gran numero di forum dedicati all’ottimizzazione. Prima di tutto andiamo a definire cos’è un separatore.

Un separatore è un carattere incluso tra due parole in un URL. Un separatore di parole è considerato come valido se permette ai motori di ricerca di riconoscere le due parole che separa.

I separatori validi sono:

  • Il trattino [-]
  • Il più [+]
  • Lo slash [/]
  • Il punto [.]
  • La virgola [,]

Abbiamo di recente effettuato, con successo, dei test (su Google) per il trattino, lo slash e la virgola. In caso di dubbio, con il trattino si va sul sicuro.

Come spiegato nell’articolo inerente al nome di dominio (ndt. versione francese), sembrerebbe che Google sia capace, in alcuni casi, di riconoscere due parole incollate senza alcun separatore. Inoltre, Matt Cutt's aveva annunciato, ormai diverso tempo fa, che stavano pensando di approvare il carattere underscore [_] come separatore di parole valido. Non ci resta che testare…

Penalizzazioni, lunghezza e parole chiave in un URL

Questo paragrafo si rivolge soprattutto ai fanatici dell’URL rewriting e delle parole chiave negli URL. Dal canto nostro, ammettiamo una preferenza per gli URL brevi e di evitare gli URL che contengono più di 2 o 3 separatori di parole a segmento. Inoltre, eliminiamo da essi tutte le stopword come il, lo, la, i, gli, le…

Molti CMS includono di default tutte le parole chiave del titolo di una pagina negli URL, separate da un trattino. Nel peggiore dei casi, questo tipo di URL ‘allungabile’ è penalizzante e, per logica, non serve a nulla.

Molti esperti SEO includono sistematicamente la key phrase a cui mirano nell’URL. Si tratta forse semplicemente di un segnale lanciato a Google per mostrargli le parole chiave mirate…

Cos’è un URL buono per l’ottimizzazione?

Per farla breve, vi proponiamo di seguito la nostra strategia di ottimizzazione di un URL:

  • Breve
  • Riscritto (se possibile)
  • Pagina classificata in una cartella che contenga una parola chiave (per es. macchina per una pagina sulla Ferrari)
  • Non più di 2 o 3 separatori di parola validi per ciascun segmento
  • Che contenga delle parole che appartengano al campo semantico della query mirata e non direttamente la query in questione (per es. macchina.html per la query “vendita automobili”)
Oseox Monitoring